Evoluzione! **BLOG 2.0**

Questo blog non esiste più, ci siamo spostati su:

http://www.300kg.eu


Posted in Sproloqui | Comments Off on Evoluzione! **BLOG 2.0**

La Kappadokia di Thomas

La Cappadocia è un luna park naturale con tante giostre.
L’esemplare tipico della fauna locale, estrapolato dal gregge, è il classico Giapponese-Dai-Dentoni-Sporgenti (sottospecie munita di lonely planet); mentre l’equipaggiamento standard comprende calzoncini tecnici, cappello da deserto, racchettine da hiking e reflex.
Tutto è organizzato come un carosello:
– in mattinata visita ai camini delle fate e nel pomeriggio hiking nella Rose Valley e the con vista sul tramonto (2 lire per vedere il tramonto),
– domani museo a cielo aperto (8 lire) e shopping al mercato dei souvenirs,
– dopodomani giro in mongolfiera all’alba (150 euro) e visita alla città sotterranea (15 lire);
Spostamenti rigorosamente in massa: autobus VIP per i più snob, mountain bike e quad per i più avventurosi mentre per i più sportivi lunghe e stremanti vasche sotto il sole.
E non c’è tempo per riposarsi che la tabella di marcia è lunga e fra 3 giorni bisogna essere in aeroporto. Frenesia…

Io e Agata non abbiamo fatto/visto nulla di tutto questo: per noi la Cappadocia è stata un’esperienza mistica.
Per risparmiare le 2 lire per accedere al tramonto ufficiale (cazzo, il tramonto sarà pur gratis!) ci siamo inoltrati su una pista bianca tra coltivazioni di zucche (Agata sono zucche acerbe, non meloni gialli!) per ritrovarci soli con la moto su un promontorio, in compagnia di una vista magnifica e un gratuito tramonto, sotto un melo, seduti tra sedie luigi XVI, un amaca e una teiera. Ma solo il giorno dopo abbiamo conosciuto Arşad; i turisti pagano per vedere le mitiche case scavate nella roccia, lui ci vive: pannelli solari, acqua corrente, orto; le sedie Luigi XVI sono sue.
Arşad è stata la guida alla nostra Cappadocia: per ripararci dal gelo della notte ci ha mostrato una magnifica grotta nascosta, una chiesa, dove abbiamo dormito in compagnia dei pipistrelli e delle stelle (sia in inverno che in estate la temperatura nelle grotte è stabile sui 15°).

L’alba del primo giorno.

E il giorno dopo ci ha condotto all’esperienza più vera: 3 ore di cammino, nessun sentiero, solo una direzione, per trovare la mitica città di pietra perduta di Zengi. Pinnacoli, tunnel, guadi, orti, bivi… “It’s time to take decisions”… La città è immensa e affascinante; troviamo una grotta per dormire con vista sull’alba, prepariamo il fuoco tra maestose torri di argilla, il tutto con l’enigmatico paesaggio della Cappadocia ai nostri piedi, senza anima viva, cercando di percepire quello che fu davvero quel luogo. Ma è solo il preambolo, domani mattina la goccia.

L’alba del secondo giorno.

Colazione preparata sulle braci del fuoco di ieri, una volpe si aggira tra le guglie di argilla, il paesaggio è lunare, la luce è accecante, vaghiamo, vaghiamo: grotte, uva, pinnacoli, sole, tanto sole. Il mistero non si rivela: chi abitava quella città? Al tramonto restituiamo nuovamente la città in custodia alla volpe, lasciamo un’offerta di cibo per ringraziarla di averci permesso di intrufolarci nel silenzio e nei misteri di quel luogo e ci voltiamo un’ultima volta per ammirare la città fantasma.

C’è più Cappadocia nella nostra esperienza che in tutta la lonely planet: spesso, non averla, è una marcia in più.

Posted in Luoghi, Turchia | Comments Off on La Kappadokia di Thomas

La Cappadocia di Agata

Non so descrivere la Cappadocia a chi non c’è mai stato.
Posso solo dire che alla fine dell’estate è abbagliantemente bianca e gialla.
E che si, tutti quei buchetti irraggiungibili sono davvero case per i piccioni.
Posso poi consigliarvi sotto voce che si è nascosta a Soğanlı in barba a tutti i turisti.
Ad alta voce voglio invece dire che:
Io in Cappadocia non sono entrata in nessun open air museum.
Non ho mai pagato 2 lire per poter guardare un tramonto.
Non ho dormito in nessuna Cave House a Göreme.
Non ho neppure fatto una foto sul dorso di un cammello (un cammello??!).
E non per questo mi sento di essermi persa qualcosa, e forse grazie a questo la Cappadoccia è stata per me un’esperienza e non soltanto un giro turistico.
Noi, piuttosto, siamo stati svegliati dalle mongolfiere che facevano su e giù intorno alla montagna dentro cui dormivamo. [“Se c’erano le mongolfiere significa che stavate dormendo in un posto bellissimo” cit. Arşad (la nostra guida per perderci)]
Noi abbiamo visto l’alba entrare dalla porta di una grotta nel villaggio sperduto di Zengi.
Abbiamo tirato dritto per due ore camminando tra i rovi puntando a Nord Est perchè, se sai come fare, di giocare non si smette mai. [“It’s time to make a decision. Both the roads could be good. You are the only one who can decide wich one is the best one to take in this moment.” cit. Arşad (che abbiamo incontrato per caso un tramonto, è stato con noi noi un’alba e così come è arrivato se ne è andato senza clamore)]
Abbiamo strisciato dentro a una grotta che aveva un’entrata nascosta dai rovi e un’uscita che dava direttamente su un campo di more.
E per tutto questo devo ringraziarti Thomas. Perchè sempre con te si fanno le cose più strane e complicate con una incredibile naturalezza e facilità.

 

 

Posted in Luoghi, Turchia | Comments Off on La Cappadocia di Agata

La filosofia degli 80 km/h

L’incontro con un antipatico tedesco che viaggiava con delle gomme praticamente nuove montate, e con sia l’anteriore che la posteriore di ricambio caricate al posto del passeggero, oltre a farci rendere conto che abbiamo dannatamente bisogno di cambiare la gomma dietro ci ha fatto riflettere anche su un modo di viaggiare che, per estensione, può essere anche una filosofia di vita.

Potrebbe chiamarsi la filosofia dello slow motion. Ovvero: noi noi vogliamo superare mai gli 80 km all’ora.

Punto uno. perchè abbiamo già preso una multa (ancora non sappiamo spiegarci come ma abbiamo superato di 9 km/h il limite. La nostra conclusione è che probabilmente eravamo in discesa, con il vento a favore, avendo preso la rincorsa e ci stavamo pure spingiottando per andare più veloce..).
Punto due. Perchè andando a una velocità media di 90/100 km/h si fanno intorno ai 250km con un pieno, mentre facendo i test andando a 80km/h in piano, 90 in discesa e 65/70 in salita abbiamo fatto 320km con un pieno il che vuol dire una cosa come 24 km/l. Il che è incredibile! (Quella sera abbiamo festeggiato l’evento!)
Punto tre. Perchè nella vita per vivere bene si possono avere due cose: o i soldi, o il tempo. Noi abbiamo il tempo.

La moto stessa ci stà insegnando come farsi usare.
E noi piano piano stiamo imparando ad ascoltarla.

Questa scelta non si limita ad una scelta di numeri, è la consacrazione ultima del “non stiamo andando da nessuna parte” ed ora in più ci stiamo andando così piano che non ci arriveremo mai!

Posted in Sproloqui | Comments Off on La filosofia degli 80 km/h

Kastamonu / Ilgaz

Altrimenti detto: Succede solo in Turchia. Parte 2.

[Qui la parte 1]

Per il momento succede solo in Turchia perchè solo qua ci è successo. Spero che succederà in molti altri posti e molte altre volte ancora.
Stavamo attraversando le montagne quando, passando a fianco a un baracchino che vendeva miele, la nostra golosità ha avuto il sopravvento sul tramonto, sul freddo che sopraggiungeva e sulla necessità di trovare un posto dove dormire. Abbiamo contrattato strenuamente. Siamo stati invitati per un çay. Ci è stato offerto da mangiare: fagiolini e una sfoglia ripiena di erbette e formaggio (che solo in seguito abbiamo scoperto chiamarsi Gözleme ed essere tipico di tutto il sud della Turchia). Siamo stati invitati a passare la notte.
Per la seconda volta l’ospitalità turca ci accoglie con un’infinita semplicità. Ci hanno ceduto una stanza, ci hanno sfamato e riscaldato in una notte prepotentemente gelida, ci hanno protetto da orsi e lupi che pare si aggirino nella zona e soprattutto ci hanno fatto sentire veramente ben accolti.

Posted in Sproloqui | 1 Comment

Sinop

« Durante un banchetto gli gettarono degli ossi, come a un cane. Diogene, andandosene, pisciò loro addosso, come un cane. »
(Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi,VI,46)

Sinop è la città natale di Diogene e gli attuali abitanti, se non suoi discendenti diretti, sono sicuramente suoi discendenti spirituali. Non intendo dire nè che vivono in botti, nè che cagano in giro per strada, semplicemente non è che sono proprio a postissimo…
Del resto visto da un punto di vista più razionale, altro che filosofo: Diogene era matto come un cavallo!
A Sinop abbiamo aspettato che passasse una perturbazione che sembrava interessare tutta la Turchia tranne quella minipenisola.
Siamo stati 3 giorni in un campeggio deserto dove abbiamo pagato un giorno la metà di quello che ci chiedevano e per gli altri due abbiamo convinto il vecchietto guardiano a farci restare dicendogli “Noi bekci” [“Noi guardiani”]. Si è lasciato convincere facilmente.
Per il resto l’unico essere vivente con un’espressione vagamente viva e intelligente che abbiamo incontrato è stato questa mucca che se la vagava per la città sfoggiando orgogliosa la sua collana di perline rosa e blu. Lei e un cane bianco e zoppo che si è messo a piangere quando ce ne siamo andati: eh si, resterai solo piccolino…

Posted in Luoghi, Turchia | Comments Off on Sinop

Mar Nero. Spiaggia di Bozkoy e villaggio di Akbayir

Il Mar Nero mi ha fregato.

Perchè io se sento “mare” penso: spiagge, bagni, sole e caldo.

E invece il Mar Nero è: scogliere, onde, umidità e freddo.

Il Mar Nero di notte fa paura. Si alza un muro di nebbia alto più di 5 metri, le onde sbattono isteriche contro la spiaggia e il rumore è assordante.

“Come hai dormito stanotte?” “Di merda, il rumore del mare era troppo forte..”

Al mattino appena svegli rotoliamo verso un minuscolo raggio di sole nella speranza di evaporarci l’umidità di dosso. Arriva una coppia di francesi. La roughguide di questa spiaggia diceva “Spiaggia tranquilla e quasi sempre deserta, al massimo potrete trovare qualche tenda di ragazzi che fanno campeggio libero”. Perfetto. Tutto come nella guida.

Nel pomeriggio continuiamo sulla strada verso Sinop.

Rallentiamo in un villaggio cercando di scorgere un baracchino che fa da mangiare o un supermercato, insomma: fame. Un ragazzo su un trattore ci vede e ci indica una strada che va verso il mare. Eh ok, io avevo fame, mica volevo la spiaggia, comunque ci hai convinto: ci andiamo.

Arriviamo alla spiaggia dove ci accoglie un gruppo di vecchietti. Bellissimi. “Avete fame?” Fichi.


E poi ancora delle donne affacciate a una finestra. “Avete fame?” Torta e panotto ripieno di formaggio.
“Tenda?” “Lì, no problem” “Ma va, lì fa freddo, venite a casa mia” “La moto mettetela nel mio giardino è meglio”. Uao.
Un vecchietto, che fino a un attimo prima aggiustava una barca, mette giù gli attrezzi e ci accompagna a casa sua. Umidità del Mar Nero non mi avrai stanotte. Tiè.

L’ospitalità turca è sincera, ci si sente a casa davvero.

Al mattino, mentre prepariamo la moto per ripartire, vediamo i vecchietti del giorno prima sulla spiaggia tutti presi a fare qualcosa, ci chiamano sbracciandosi. Sono tutti lì che tirano una corda fuori dal mare. “Pesce, pesce. Balik, balik”. Ah beh, dovrà poi essere bello grosso vista la fatica che fanno.
E tira che ti ritira capiamo che stanno tirando a riva una rete. Su una barchetta ci sono due marinai che coordinano l’operazione. I nostri amici vecchietti che un pò collaborano e un pò remano contro. I vecchietti sulla barca che si arrabbiano. Thomas che tira come un matto. Il gatto, che la sa lunga, che stà lì a pochi metri di distanza appostato.

A poco a poco ne esce una rete bella piena di pesci di varie dimensioni, alcuni incastrati nelle maglie fini fini, altri presi prorio nel sacco. Ah, se solo sapessero nuotare al contrario.

E dopo la pesca partiamo davvero. Tutti lì riuniti nella piazzetta del paese a salutarci e augurarci buon viaggio. Commoventi questi vecchietti.

Posted in Luoghi, Turchia | Tagged , | 1 Comment

Safranbolu

Sono ore che siamo in moto, destinazione Safranbolu… tappa lunga: da Istanbul saranno 500 km. Siamo stanchi, incomincia a fare buio, abbiamo preso una multa, mi ha punto un’altra vespa e Agata incomincia ad essere acidina. Dobbiamo trovare una sistemazione per la notte. Mi fermo ad un distributore a chiedere indicazioni: kaç kilometri? Sette? No, settanta.
Ci reimmettiamo sulla strada poco convinti e subito compare a fianco a me un’Africa Twin seguita da un KTM Adventure. Spagnoli. Mi accodo e mi lascio trascinare dolcemente, la stanchezza se ne va e torna l’entusiasmo: i 70 km scorrono via con come sfondo un tramonto tra le colline.
Le nostre tre moto ci portano in città in serata e tutto continua a girare per il meglio: veniamo accolti dal sindaco in persona che ci invita a dormire nella caserma dei pompieri!
La mattina una passeggiata nell’antico borgo di fabbri, panettieri e zafferano (andate nella bancarella di zafferano, il manifesto l’ha scritto Agata!) assieme ad Oscar e Nacho, i nostri nuovi compagni di strada; poi un rabbocco dell’olio, un’ingrassata alla catena, quattro chiacchiere tra motociclisti, due foto coi pompieri e via: destinazione Mar Nero… chissà dove dormiremo questa notte.

Posted in Luoghi, Turchia | Comments Off on Safranbolu

İstanbul

Io di Istanbul ne ho viste 3.
L’Istanbul della periferia più estrema dove ci siamo persi per 3 ore emmezza appena arrivati. Dove per disperazione stavamo per piantare la tenda in un parcheggio. Dove appena ci siamo fermati tutti i bambini del quartiere ci hanno assalito cercando di attirare in ogni modo la nostra attenzione. Dove le strade vengono chiuse per suonare e ballare la musica gitana. Dove chiedere indicazioni significa venir accompagnati fino a destinazione.

Poi ho visto l’Istanbul del centro, di Taksim, Istiklal e della Torre di Galata. Per una volta una grande città non mi ha fatto venire voglia di scapparne via. Il centro non è solo dei turisti, il centro è di tutti a tutte le ore. Turchi, occidentali, cristiani, musulmani convivono in un groviglio di stradine strettissime e case appoggiate una sull’altra. Stanno aspettando un gigantesco terremoto che pare distruggerà buona parte di Istanbul. Queste casette verranno giù tipo pedine del domino.
Camminando per Istanbul non ho potuto fare a meno di ridere ancora pensando a Milano, a quanto ci sentiamo avanti noi e di larghe vedute eppure “Non votate Pisapia, costruirà una moschea nel vostro quartiere”. Qua c’è davvero la Moschea Azzurra nella stessa piazza della ex cattedrale di Hagia Sophia. Problem? Yök (Non ce n’è).
E quando il centro è stato troppa confusione e avevamo bisogno di una pausa, seguendo un ottimo consiglio, abbiamo fatto un giro in moto costeggiando il Bosforo su, su, su fino a Yeni Köy a testare il vero gelato italiano di Davide. Già ci eravamo preparati, “E se non è buono cosa gli diciamo, che è buono o che non è buono?!”. Oh, non c’è n’è stato bisogno. E’ buono, è buono! Tra la strada bellissima e il gelato buono davvero ne è valsa proprio la pena. (Altro che dondurma!)

L’ultima Istanbul che ho visto, cercando di uscirne, è la parte asiatica, dove ci siamo dovuti fermare perchè ci siamo persi (E una volta, e due volte..) e il traffico era troppo e guidano troppo male stì turchi. Basta, io non guido più: trova un albergo. Strana l’Asia. E’ Asia davvero.
E al mattino è tutto scomparso. Di tutto quello che c’era ieri è rimasto solo uno sbronzone barcollante che scrocca sigarette e lancia baci alla cameriera di un caffè.
E mentre scrivo le Istanbul da 3 si trasformano in 4: e dell’Istanbul che si vede dalle mille terrazze non ne parli?

Eh mannaggia, allora sono 5: c’è l’Istanbul dei gatti, non puoi non dire che questa città appartiene a loro.

Cavolo di Istanbul ne ho vista un’altra, quella del quartiere di Tarlabaşi che ha un carro armato e un posto di blocco all’inizio della strada, dove la porta a fianco a quella del commissariato è di un bar di trans e dove i divani sono in strada e di notte si spostano in continuazione da un lato all’altro.
E queste 6 facce non sono sufficenti a descrivere una città che è così grande che è intelleggibile perchè 13 milioni di persone sono così troppe che la città che le ospita riempe troppo gli occhi per poter essere riassunta in così poche parole.

Dobbiamo assolutamente ringraziare tutti gli amici di amici di amici che ci hanno fatto sentire amici di primo grado. In ordine di apparizione Maribel e Farshad, Davide, Chiara, Elena e Enrico.

Posted in Luoghi, Turchia | Tagged , | Comments Off on İstanbul

I Gatti di Casa di Baba

Bufa. La preferita della casa.

 

 

Gatchuli. The Main Cat.               ——->

 

 

 

<— Mamula. La mamma cannibale.

 

Il Gatto Rosso Senza Nome. Detto Tigre, detto anche L’Inutilissimo. Mio favorito assoluto.
—->

Posted in Grecia, Luoghi | Tagged , | Comments Off on I Gatti di Casa di Baba